Andrew Taylor Still, padre dell’osteopatia e grande conoscitore dell’anatomia umana, descrivendo il diaframma toracico disse: ‘Per mezzo mio vivete e per mezzo mio morite. Nelle mani ho potere di vita e morte, imparate a conoscermi e siate sereni’.

Perché respiriamo? Il meccanismo fisiologico della respirazione

Respiriamo sin dal primo istante in cui nasciamo perché le cellule del nostro corpo hanno continuo bisogno di ossigeno per produrre l’energia necessaria ai processi vitali. L’ossigeno presente nell’aria viene acquisito rapidamente e costantemente attraverso la respirazione, in fisiologia si parla di scambi gassosi tra ambiente esterno e organismo, tra aria e sangue.

L’impulso a respirare, l’inspirazione, parte dai centri inspiratori del bulbo encefalico, sensibili alla concentrazione sanguigna di ossigeno e di anidride carbonica. Tali centri elaborano e trasmettono (attraverso il midollo) gli stimoli respiratori fino ai muscoli toracici della respirazione, principalmente il diaframma e i muscoli intercostali, che si contraggono determinando l’espansione della cavità toracica e conseguentemente dei polmoni, gli organi predisposti a ricevere l’aria e con essa l’ossigeno.

L’espirazione è determinata dalla spinta verso l’esterno dell’aria presente nei polmoni che, dopo lo scambio gassoso, diventa povera di ossigeno e ricca di anidride carbonica. Gli stimoli nervosi raccolti dai ricettori delle fibre del nervo vago raggiungono i centri inspiratori bulbari determinando il rallentamento dell’espansione toracica e la decontrazione del diaframma. Questo è il meccanismo fisiologico della respirazione che avviene involontariamente e consente la vita.

Durante la respirazione fisiologica, in stato di riposo, vengono eseguite circa 15 respirazioni al minuto, con un impegno della muscolatura predisposta che viene utilizzata solo nella fase inspiratoria, mentre l’espirazione avviene passivamente. I muscoli inspiratori (diaframma, intercostali esterni, scaleni e lo sternocleidomastoidei), infatti, sono più sviluppati di quelli espiratori (intercostali interni, obliquo interno ed esterno, trasverso addominale e retto addominale). Il diaframma, quale principale muscolo inspiratorio, dovrebbe svolgere almeno i due terzi del lavoro respiratorio, mentre il restante un terzo andrebbe svolto dagli altri muscoli.

La frequenza respiratoria è determinata principalmente dalla concentrazione di anidride carbonica e di ossigeno nel sangue: l’aumento della prima o la diminuzione del secondo, infatti, stimolano i centri respiratori cerebrali, glossofaringei e vaghi, determinando l’accelerazione del respiro; la diminuzione di anidride carbonica invece ne provoca il rallentamento.

Ma la respirazione può essere anche un atto volontario ed è proprio nella respirazione cosciente e autoindotta che entra in gioco l’importanza fondamentale del diaframma.

Cosa è il diaframma e dove si trova

Facendo le ricerca sul diaframma ai fini di questo articolo, ed anche grazie ad Enza Marolda, ho scoperto che il corpo umano ha più di un diaframma, qui ovviamente parliamo del diaframma toracico, il più grande e il più importante di tutti per le funzioni vitali nelle quali è coinvolto. Per spiegare la funzione dei “diaframmi” nella struttura del corpo umano si ricorre all’ingegneria e alla similitudine con il palazzo. Un edificio, infatti, per svilupparsi verso l’alto ha bisogno di strutture verticali, ma anche di strutture trasversali che servono a tenerlo insieme e a stabilizzarlo. Nel corpo umano tali strutture sono costituite dai diaframmi
L’etimologia del termine diaframma ne spiega molto bene la funzione: ‘framma’ deriva da ‘frango’ che in latino significa separo, mentre ‘dia’ è una preposizione del greco antico che indica attraverso, per.

Il diaframma toracico è una robusta membrana muscolare e tendinea a forma di cupola; sta sospeso al centro del nostro tronco e separa, ma al tempo stesso unisce, la cavità toracica e quella addominale. È costituito da fibre che s’intrecciano l’una sull’altra nella parte alta, cioè alla sommità della cupola – centro frenico o tendineo – mentre si aprono a raggera, passando dalla sostanza fibrosa a quella muscolare, nello scendere verso le pareti della cupola fino a coprire l’intera base della gabbia toracica, con punti di inserzione delle fibre muscolari con le costole, con lo sterno e con le vertebre lombari.

Il centro frenico, che richiama la forma di un trifoglio, è localizzato proprio in mezzo al torace e si mantiene sospeso alla parte più alta della colonna vertebrale grazie a un insieme di legamenti – sistema sospensore del diaframma – che è in diretta connessione con il cuore e con i bronchi.

Il diaframma è un muscolo semivolontario, proprio perché, come già accennato, si contrae sia su impulso del sistema autonomo (meccanismo fisiologico della respirazione) sia per comando volontario, quando decidiamo coscientemente di inspirare.

Approfondimenti anatomici sul diaframma dimostrano che questo muscolo, innervato dal nervo frenico, ha uno spessore che ammonta mediamente a 3 mm. Inoltre, per quanto riguarda la già citata forma a cupola, sarebbe più corretto parlare di due cupole. Infatti, nella zona centrale del diaframma vi è un leggero infossamento, a direzione ventrale, che determina il costituirsi di una cupola destra ed una sinistra. Tale infossamento viene anche denominato «sella» cardiaca poiché è dovuto al rapporto del centro tendineo con il sovrastante cuore avvolto dal pericardio. Poiché il cuore è dislocato a sinistra della linea mediana, la cupola destra del diaframma risulta più ampia di quella sinistra, e in misura non indifferente. In tal modo si crea sufficiente spazio per il fegato che si colloca al di sotto della cupola destra. «L’asim­metria del diaframma corrisponde pertanto all’asimmetria dei visceri limitrofi» (Benninghoff, 1954). Sotto la cupola sinistra si trovano stomaco e milza.

Continuando ad approfondire l’anatomia del diaframma, vengono comunemente distinte tre porzioni di questo muscolo basate sulle zone d’inserzione già citate:
1.
Parte sternale, porzione più piccola e più corta del diaframma, piccolo fascio muscolare connesso con la faccia posteriore dello sterno, a livello del processo xifoideo (Atlante Giunti)
2.
Parte costale, porzione sottile ma che rappresenta la massa principale del diaframma con inserzioni sulla faccia interna delle ultime sei coste
3.
Parte lombare, la più robusta e più spessa; presenta posteriormente due voluminosi fasci fibrosi di diversa lunghezza: il pilastro destro (più lungo) s’inserisce sui dischi fibrocartilaginei presenti tra la prima, seconda, la terza e talvolta quarta vertebra lombare; il pilastro sinistro s’inserisce sul disco fibrocartilagineo presente tra le prime due vertebre lombari e a volte su quello tra la seconda e la terza. Ai lati di ciascuno dei due pilastri vi sono due arcate, quella che consente il passaggio del muscolo psoas e l’arcata attraverso la quale passa il muscolo quadrato dei lombi.